Privacy e videosorveglianza: cosa rischiano davvero le aziende che ignorano il GDPR

L’installazione di impianti di videosorveglianza nei luoghi di lavoro è una misura sempre più adottata dalle imprese per prevenire furti, tutelare il patrimonio o monitorare l’accesso a determinati ambienti. Tuttavia, quando non è conforme alle regole, può trasformarsi in una seria fonte di rischio giuridico ed economico.

🔍 Il nodo principale: tutela dei dati e diritti dei lavoratori

Il Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e lo Statuto dei Lavoratori (art. 4 della L. 300/1970) pongono limiti molto precisi:

  • È vietata la sorveglianza occulta dei lavoratori;
  • Serve accordo sindacale o autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro;
  • È obbligatoria una valutazione di impatto (DPIA) se i sistemi trattano dati sensibili o sono ad alto rischio;
  • Devono essere presenti cartelli ben visibili con l’informativa di primo livello;
  • Le immagini possono essere conservate solo per un periodo limitato e con misure di sicurezza adeguate.

Una violazione di queste regole può portare a:

  • Sanzioni fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato (art. 83 GDPR);
  • Nullità delle prove raccolte con strumenti illegittimi;
  • Responsabilità penale in caso di controllo abusivo dei lavoratori.

⚖️ Il ruolo chiave della consulenza legale

Molte aziende si affidano a tecnici per l’installazione degli impianti, ma trascurano l’aspetto legale. Eppure è proprio la conformità giuridica a determinare la validità o meno del sistema.

Una consulenza legale specializzata:

  • Analizza la liceità del trattamento e predispone la documentazione privacy necessaria (informative, nomine, registro trattamenti);
  • Coordina l’eventuale richiesta di autorizzazione all’Ispettorato;
  • Supporta nella redazione della valutazione di impatto;
  • Garantisce che il sistema sia a prova di controllo ispettivo.

✅ Conclusione

Un sistema di videosorveglianza può essere un alleato prezioso per l’impresa, ma solo se pienamente conforme alla normativa vigente. Altrimenti, si trasforma in un boomerang: sanzioni, contenziosi e danni reputazionali.

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